Geositi, grotte e fossili

Geositi, grotte e fossili

Monte Pellegrino è costituito da rocce sedimentarie con prevalenza di calcari, formatesi negli ambienti di scogliera della Piattaforma Panormide. Questi depositi, risalenti al Mesozoico, sono ricchi di testimonianze fossili, in particolare resti di rudiste, molluschi bivalvi dalla caratteristica conchiglia. La successione sedimentaria marina di M. Pellegrino si presenta coricata per movimenti crostali per cui i sedimenti più antichi (Trias) affiorano a sud-ovest e quelli più recenti (Eocene) a nord-est. Le rocce eoceniche contengono fossili di foraminiferi dei generi Alveolina e Nummulites, organismi marini unicellulari grandi pochi centimetri e dotati di scheletro calcareo suddiviso in camerette.

Interessanti sono anche i resti di faune a vertebrati (datati circa 1,3 milioni di anni) rinvenuti,  nel 1886 dal Marchese Antonio De Gregorio, in tre diversi siti del Monte, oggi custoditi presso il Museo Geologico Gemmellaro. Si tratta di micromammiferi, rettili e uccelli, comprende elementi a forte grado endemico: Pellegrinia panormensis (un mammifero delle dimensioni di un ratto che attualmente vivono nel Nord Africa), Apodemus maximusAsoriculus burgioi (un insettivoro simile a un roditore), il coniglio Hypolagus peregrinus e il mustelide Mustelercta arzilla.

Il Monte è costituito da rocce carbonatiche soggette alla dissoluzione carsica e caratterizzato da una orografia estremamente movimentata, ricca di pianori praticabili e con fianchi ripidi ricchi di fenomeni carsici. Le grotte a prevalente sviluppo orizzontale hanno in genere ingressi da zero a cento metri di quota e la loro origine ed evoluzione è legata al carsismo e alle variazioni relative del livello del mare. Le grotte a prevalente sviluppo verticale si aprono sull’altopiano e hanno origine tettonica, sono disposte, cioè, lungo grandi faglie o spaccature della massa rocciosa provocate dai movimenti crostali. Nel Catasto Speleologico Italiano della Provincia di Palermo sono state censite 64 tra grotte, groticcine, zubbie e abissi.

La Regione Sicilia, attraverso le attività dell’Assessorato Regionale del Territorio ed Ambiente, già dai primi anni novanta si è posta come obiettivo l’individuazione delle emergenze geologiche di maggiore pregio ed interesse scientifico della regione. Con D.A. 283 del 29/08/2017 sono stati istituiti i “Geositi ricadenti in area di riserva naturale per motivi geologici”, tra cui due Geositi ricadenti nella Riserva: il Complesso delle Grotte dell’Addaura (di interesse Mondiale) e l’Abisso della Pietra Selvaggia (di interesse Regionale).

Il complesso delle Grotte dell’Addaura è costituito da quattro grotte tra cui l’Antro della Percita (una grotta alta quasi 100 mt che corrisponde con l’Abisso della Perciata un condotto imbutiforme di circa 30 mt di apertura), la Grotta Addaura Caprara, (lunga circa due chilometri), la Grotta dei Bovidi o dell’Antro Nero (così chiamata perché sulla parete destra sono graffite due figure di bovidi) e la famosa Grotta delle Incisioni nella quale nel 1952 vennero scoperte le famose incisioni parietali. Esse si presentano come un palinsesto grafico in cui s’individuano quattro fasi di realizzazione, le più antiche delle quali risalenti a circa 13.000 anni fa, al cui interno sono presenti diversi soggetti sia animali, (bovidi, equidi e daini) sia figure antropomorfe.

La parte principale del graffito è occupata da una scena che è ancora al centro di un dibattito interpretativo. Per alcuni studiosi la scena rappresenta un gruppo di danzatori disposti in circolo attorno ad una coppia di giovinetti che sta eseguendo evoluzioni acrobatiche. Si tratterebbe di una scena rituale d’iniziazione alla virilità. Gli uomini sono tutti camuffati con maschere d’uccello con un lungo becco; alcuni di essi hanno la testa nuda altri una capigliatura rigonfia. Questo sacrificio era realizzato con la tecnica dell’incaprettamento, ottenuto legando una corda alle caviglie che veniva fatta passare al collo delle vittime; esse, non potendo resistere a lungo con le gambe flesse, tendevano la corda provocando la morte per strangolamento. Tale interpretazione rimane ancora incerta perché il graffito dell’Addaura rappresenta un unicum in tutta Europa.

Dal 1997 la grotta non è più accessibile perché il versante del Monte Pellegrino sul quale si affaccia la grotta è ad elevato rischio di crollo. Nel 2021 è stato redatto il progetto di mitigazione del rischio caduta massi con la previsione di interventi proprio sopra la Grotta delle Incisioni.

Il Geosito Abisso della Pietra Selvaggia, è, tra le grotte verticali, la più bella dal punto di vista speleologico, con una profondità di circa 171 metri. L’Abisso si presenta come un enorme pozzo che si apre a metà di una spaccatura lunga circa trenta metri e che corre in direzione quasi precisa nord-sud. La bocca del pozzo è larga circa 6 metri e larga tre, e le pareti scendono a strapiombo dal lato ovest, a picco o quasi dal lato est sino alla profondità di trenta metri.

Altra grotta con testimonianze di arte parietale è la Grotta Niscemi che sorge sulle pendici del versante occidentale del Monte Pellegrino. I graffiti, risalgono a circa 14.000 anni fa e rappresentano, come quelli delle grotte dell’Addaura, la testimonianza del Paleolitico superiore. I graffiti sono composti da figure di animali, come equini e bovini (disegnati con uno stile e un tratto che esprimono una certa realisticità) e 5 imbarcazioni del XIII-XIV secolo, graffite con una punta sottile forse un coltello da caccia.